
VINEXPO BORDEAUX 2017
Vinexpo Bordeaux 2017
Prima volta a Vinexpo, aspettativa ai massimi, facile essere delusi in queste condizioni.
È stato molto interessante ma soprattutto un’occasione per ridimensionare alcuni miti ed anche di fare nuove conoscenze che in campo enoico non finiscono mai.
Bordeaux è una bella città con belle piazze e monumenti, molto pulita per essere una città portuale, il salone è giustamente fuori dal centro, circa 30 minuti a piedi dalla stazione, un tragitto che con una temperatura media tra i 35 ed i 38 gradi non si dimentica….
I visitatori delle precedenti edizioni hanno lamentato un afflusso ridotto. I frequentatori Vip sono andati agli incontri e cene organizzati dai grandi Chateaux fuori salone.
Io che sono un comune mortale ne ho solo sentito parlare ma ho potuto assaggiare i Grand Crus en primeur, cioè campioni di botte del 2015, che in alcuni casi sono stati eccezionali anche se, l’abitudine dei bordolesi “top” di vendere tutto ai “negociants”, impone un secondo passaggio commerciale.
Comunque con 60 euro in enoteca si possono bere vini che non hanno nulla da invidiare ai più blasonati che costano dai 500 euro a bottiglia a salire.
Le denominazioni meno pregiate possono vendere direttamente e ci sono prodotti eccellenti sotto i 10 euro prezzo cantina.
La riflessione importante è che parliamo sempre di Cuvee cioè di assemblaggi.
Quest’anno, con il crescente successo di St.Emilion, i tagli hanno una percentuale maggiore di Merlot, quindi vini sempre più piacioni e beverini o come si dice, “ruffiani”.
Per avere un vino da monovitigno bisogna andare in Borgogna.
Sebbene in passato abbia bevuto cose eccellenti tra i Grand crus sia bianchi che rossi, quest’anno non ho assaggiato nulla di esaltante, i nomi erano importanti , ma forse per via delle annate recenti o della troppa aspettativa la delusione è stata grande.
La sostanza è che non ho fotografato (come promemoria), ne comprerò nessuna bottiglia della Borgogna.
Ci sono state diverse degustazioni di sua maestà il Riesling, il vitigno considerato il punto d’arrivo bianco tra i degustatori che più se la tirano, dopo una masterclass di 16 vini Alsazia, 16 vini Germania e 16 vini Austria, ho le idee più chiare sulle varie tipologie.
Le mie preferenze vanno generalmente all’Alsazia salvo eccezioni, certo il prezzo dei migliori è elevato ed è difficile metterli in concorrenza con i nostri, anche se per quanto mi riguarda, ne usciamo a testa alta spendendo molto meno.
È giusto conoscere e soprattutto ogni tanto cambiare ma senza perdere il contatto con la pregiata realtà che viviamo.
La Spagna aveva una gran rappresentativa, una masterclass di Vega Sicilia ne ha rivelato i difetti : tanto legno ed omologazione. Il più pregiato, l’Unico, ha dimostrato i suoi limiti di cuvee per esaltare il Tempranillo in purezza del Valbuena.
La scoperta per me è stata la denominazione Jumilla della zona di Murcia, la cantina Carchelo ha lasciato un segno indimenticabile nel mio palato, anche alcuni sherry palo cortado di 30 e 50 anni hanno imposto una revisione dell’idea di questo vino. Purtroppo il costo esagerato rispetto alla gioia trasmessa hanno relegato il prodotto ad un consumo locale seppur molto rispettabile.
Gambero Rosso ha una tradizionale collaborazione con Vinexpo ed anche in questa edizione c’era una masterclass di 3 bicchieri, è stata l’occasione per provare cantine altre volte trascurate (non si può provare sempre tutto).
L’impressione migliore è arrivata dalla selezione di Pecorino della cantina Velenosi che a dispetto della grande dimensione, ha proposto un prodotto veramente eccitante.
Ormai lo sappiamo, il vero limite dei vini marchigiani è che salvo eccezioni, costano poco.
Guai a chi pensa che qualità e piacevolezza sia inferiore ai prodotti più cari italiani e non.
Bellavista, cantina dell’anno, ha proposto una verticale di Meraviglioso (sapevate che esisteva ? Io no). Super cuvee fatta con le migliori annate di riserva Moretti. Molto buono.
Ed arriviamo a quella che per me è stata la vera goduria : Verticale di Porto Colheita dal 2000 al 1935! Per una bottiglia di Calem 1961 o una Kopke del 1941 potrei anche dimenticarmi di pagare una rata del mutuo, per fortuna la Kopke white 1935 non mi ha così entusiasmato ma dire che non fosse eccezionale sarebbe una bugia.
Due parole sull’organizzazione: le Masterclass non erano prenotabili, cioè se lo facevi dal sito gli organizzatori non lo sapevano, alla fine per evitare la rivoluzione dei troppi indignati, hanno aperto le degustazioni a tutti con le conseguenti confusioni, ma ne abbiamo comunque tratto qualche vantaggio riducendo i tempi delle sbrodolate degli oratori.
La famosa cena con i pluristellati chef spagnoli era in realtà un buffet in piedi con un eccesso di gente e di caldo, una confusione totale con aria condizionata scarsa, piattini buoni certo, ma il contrario sarebbe stato devastante. Una vera delusione!
La serata Blend è l’occasione per bere a cena e dopo cena senza limiti, un’idea geniale da proporre a chi in 3 giorni ha fatto almeno 200 assaggi al giorno. Forse gli organizzatori ed una parte dei visitatori non hanno avuto una gioventù!
Davide Lodovico Trebbi
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